Dossier regionale sulle povertà 2014

29 Gen

Il dossier regionale sulle povertà, realizzato dalla Delegazione regionale Caritas della Campania, è giunto all’ottava edizione. La novità principale di quest’anno è che tutte le 24 Caritas diocesane campane sono state coinvolte direttamente nella sua realizzazione. Il capitolo conclusivo di questa pubblicazione, infatti, è stato dedicato all’illustrazione delle principali aree d’intervento ed ai servizi offerti da tutte le Caritas della Campania, nonché alla descrizione di alcune opere segno da loro attivate. Questo panorama sui servizi offre un messaggio di speranza, ma dimostra anche la possibilità di opporsi a tanta povertà, che in nessun caso deve essere considerata inevitabile, anche quando le risorse a disposizione sono purtroppo scarse.

Anche il capitolo di approfondimento dedicato al fenomeno migratorio, che da sempre ha accompagnato il dossier, pur mettendo in evidenza “Il profilo dell’immigrazione campana tra luci ed ombre”, mette in risalto il ruolo fondamentale avuto in questi anni dalle Caritas diocesane della Campania nell’ambito dell’immigrazione.

Le diocesi in rete, che hanno fornito i dati dei loro Centri di Ascolto nel 2013, sono state 16 per un totale di 10.543 persone. Anche per quest’anno si registra un aumento degli accessi rispetto alla rilevazione precedente. Questa è purtroppo una costante che si è sempre confermata ad ogni nuova analisi da quando è iniziata la raccolta dei dati Caritas in Campania. Considerando che ormai sono parecchi anni che il bacino di rilevazione è pressoché stabile, questo può indicare solo un aumento delle situazioni di povertà e di disagio sociale a livello regionale. Del resto, anche i dati relativi all’occupazione, al PIL ed all’impoverimento delle famiglie hanno confermato che il contesto socio-economico campano è sempre più in difficoltà. L’altro dato in forte aumento è la percentuale degli italiani rivoltisi ai CdA rispetto agli stranieri. Fino al 2008 il rapporto tra stranieri ed autoctoni era risultato pressoché costante negli anni e la componente migrante superava di poco il 61%. Con l’inizio della crisi la percentuale italiana ha cominciato a cresce ogni anno sempre più rapidamente, fino a superare quella migrante. Quest’anno la componente degli italiani si attesta al 60,2%. A riguarda va specificato che l’analisi dei dati assoluti mostra che anche gli immigrati hanno registrato una crescita degli accessi, ma l’aumento degli italiani è stato così rilevante da oscurare il loro incremento. Si può quindi affermare che dall’avvento della crisi economica in poi, c’è stato un livellamento verso il basso delle condizioni socio-economiche generali della Campania, che ha portato ad un riavvicinamento delle situazioni di vita e di povertà degli italiani rispetto a quelle degli stranieri.

Il profilo anagrafico segnala un aumento dell’età degli utenti, al punto che per la prima volta la classe dai 45 ai 54 anni è divenuta quella più ampia. Certamente questo dato è legato sia all’aumento della componente italiana, notoriamente più anziana di quella straniera, sia ad un rapido invecchiamento della popolazione che riguarda l’Italia come la Campania, pur se quest’ultima resta comunque la regione più giovane d’Italia. Si segnala, però, uno specifico fenomeno relativo all’aumento di persone cinquantenni che hanno perso il lavoro. Sono principalmente padri di famiglia che, nonostante gli sforzi quotidiani, non riescono più a trovare una nuova occupazione.

Si conferma che nei Centri di Ascolto è soprattutto la famiglia ad essere protagonista. Dall’analisi dello stato civile emerge che oltre la metà degli utenti sono coniugati, mentre la tipologia di convivenza rivela che sono in netta maggioranza coloro che vivono con propri familiari o parenti: quasi sette su dieci. Se si analizza poi il dato riferito solo agli italiani si raggiunge l’82,4%.

Pur se la famiglia è la presenza principale nei CdA, risulta comunque significativa la componente di persone senza dimora. Questi in percentuale rappresentano il 6,4% delle presenze, ovvero 675 persone: anche il loro numero è cresciuto nel tempo. Questo fenomeno, però, sembra quasi ridimensionato a causa della forte crescita del numero di famiglie in difficoltà. I senza dimora sono per lo più migranti, a dimostrazione della maggiore fragilità sociale degli stranieri. Eppure i migranti dimostrano di essere in possesso di un livello di istruzione superiore a quello degli italiani. Molto spesso, però, sono impegnati in lavoro poco qualificati rispetto alle loro potenzialità, con uno spreco evidente di risorse umane.

In questo quadro i rapporti di genere sono rimasti immutati. Le donne continuano ad essere maggiormente presenti nei Centri di Ascolto Caritas. Ciò vale sia per le italiane, sia per le straniere. Certamente permangono forti discriminazioni nei loro confronti: sia lavorative, sia relativamente alle opportunità di raggiungere un livello adeguato di istruzione. Si è dimostrato, infatti, che i tassi di occupazione femminili sono nettamente più bassi di quelli maschili, pur se negli ultimi anni si è registrata una lieve ripresa. Altrettanto vale per i livelli di istruzione, nettamente più bassi per le donne. In quest’ultimo caso, però, le tendenze sono estremizzate: o le donne presentano livelli bassissimi o, al contrario, eccellono in quelli più alti. Nonostante ciò, l’eccesivo ricorso al CdA dipende soprattutto dalla necessità di chiedere aiuto per i loro familiari piuttosto che per se stesse.

Analizzando il profilo professionale degli utenti Caritas, si rileva che si è al cospetto di un esercito di disoccupati. Come conseguenza logica, emerge che la povertà economica ed i problemi di occupazione sono i bisogni nettamente più rilevanti. Occorre sottolineare che la povertà economica grava più sugli italiani, mentre le difficoltà lavorative sugli stranieri. Per i migranti permangono anche situazioni di bisogno legate allo status giuridico. In pratica resta una fetta di persone irregolarmente presente in Italia, pur se il fenomeno sembra attenuato rispetto al passato.

Le richieste maggiormente espresse risultano essere quelle di beni e servizi materiali, di lavoro e di sussidi economici. Anche qui però ci sono differenze in base alla cittadinanza: gli italiani chiedono più beni materiali e sussidi economici, gli immigrati domandano soprattutto lavoro.

Gli interventi realizzati accendono, però, interrogativi importanti: l’approccio maggiormente assistenzialistico degli utenti italiani dipende solo da ragioni culturali, o la crisi economica ormai così diffusa sta prefigurando una povertà materiale più grave per gli autoctoni che non per gli immigrati? E’ possibile che gli italiani abbiano più bisogni di generi alimentari e di interventi di natura economica rispetto agli stranieri?

Certamente lo scenario sociale sta velocemente mutando e la Chiesa ha il compito di osservare e vigilare affinché nessuno sia lasciato solo, ma al tempo stesso il rischio di sostituirsi alle istituzioni sempre più latitanti e di passare dall’assistenza all’assistenzialismo è sempre in agguato.

Principali caratteristiche utenti CdA Campania (%)

Italiani

60,2

Femmine

61,1

Hanno un domicilio

92,8

Classe d’età 45-54 anni

28,1

Coniugati

51,1

Vivono con propri familiari o parenti

68,3

Titolo di licenza media inferiore

38,1

Disoccupati

72,1

Povertà economica

69,0

Problemi di occupazione

61,7

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